L’azione – spiega in una nota il sindacato – si è resa necessaria a seguito del licenziamento immediato di due lavoratrici per “soppressione del posto di lavoro”,
licenziamento attuato senza alcuna concertazione e senza il ricorso a
soluzioni alternative che le norme in materia di lavoro consentono.
Improvvisamente, in nome di una presunta riorganizzazione e
ristrutturazione dell’azienda, e ignorando il ricorso a forme di tutela
previste dalle leggi, la dirigenza – continua la nota di Confail – ha
dato questa disposizione che al momento riguarda due lavoratrici ma che pare propedeutica ad una riduzione di produzione e conseguentemente di posti di lavoro.
“Ribadisco – afferma il segretario nazionale Chiarato – che
non è questo il modo di agire verso chi nel proprio lavoro ripone tutte
le speranze di vita e che noi FAILC- CONFAIL siamo scesi in campo con
questa azione perché mettiamo al primo posto la tutela della persona,
prima ancora della tutela del lavoro che per noi comunque rappresenta
l’obiettivo da raggiungere“.
“Non è pensabile che si possa agire senza considerare che in ogni
persona che lavora esiste un mondo fatto di aspettative, di bisogni e
di necessità e che non si deve credere di poter disporre dei lavoratori
come se fossero un interruttore di energia che si accende e si spegne
secondo necessità di comodo. Siamo pronti a sostenere ad oltranza questo
stato di agitazione e la proclamazione dello sciopero nei prossimi
giorni – conclude Chiarato – a tutela dei lavoratori ed
all’azienda rinnoviamo l’impegno a trovare insieme soluzioni positive
per il presente ed il futuro nell’interesse di tutti“.
Professore Mario Draghi
Presidente
del Governo d'Italia
Dottoressa Erika Stefani
Ministra
delle disabilità del Governo d'Italia
e p. c.
Dottoressa Elena Bonetti
Ministra delle pari opportunità e della famiglia
Egregia
dottoressa Erika Stefani,
ho apprezzato molto quando il presidente
Mario Draghi in diretta tv ha dichiarato che aveva istituito il ministero per
le disabilità.
Perché io credo fermamente che una società può dirsi civile solo quando
accoglie in se l’esistenza della disabilità umana e se ne fa carico davvero.
E parto da un presupposto fondamentale: siamo tutti disabili.
Nasciamo come dei piccoli disabili che necessitano di ogni aiuto per crescere e per diventare autonomi.
Se Dio ce ne da la forza moriremo come dei disabili, che hanno bisogno di aiuto
per lasciare in dignità questa nostra vita.
Nel frattempo tutti possiamo diventare disabili, per un trauma o per malattia e questa
disabilità può essere temporanea ma può essere permanente ed accompagnarci per
il resto delle nostra vita.
Quindi ambisco ad una società che comprende che la disabilità non è una
sfortuna capitata a qualcuno ma è una circostanza che riguarda tutti.
Mi aspetto, quindi, che un giorno,
presto, tutte le abitazioni abbiano il bagno attrezzato per i disabili motori,
che gli spazi ambientali siano tutti a misura di disabile, che le città siano
fruibili come lo siano gli spazi aperti
a chi deve essere accompagnato, accompagnata. Vorrei che gli arenili
siano per tutti e che infine i panorami
siano vedibili anche ai ciechi e la musica sia udibile anche ai sordi.
Non vorrei più che la disabilità sia una tragedia che commuove, di cui se ne
parla tanto, in cui si riversa il nostro buon cuore e con la quale ci si
guadagna un posto sicuro in paradiso.
Non capisco quindi l’incredibile
determinazione nr 3595 INPS del 14
Ottobre c.m. che, a seguito di sentenze di cassazione (rif 17388/2018 e
18926/2019), dichiara che il requisito della mancanza assoluta di reddito da
lavoro è quello che concorre a far attribuire l’assegno di invalidità ad un
disabile in condizioni economiche disagiate.
E che è sufficiente a negare, se in presenza di reddito da lavoro seppure
minimo, l’assegno di invalidità ad un disabile in età lavorativa.
Una durezza di principio che non è riscontrabile verso nessun’altra categoria
di persone.
Perché è di persone che stiamo parlando, non di entità né di numeri
percentuali.
Eppure si capisce da se che se una persona ha una disabilità di livello
compresa tra il 74 ed il 99% forse ha qualche difficoltà a svolgere lavori a
tempo pieno e pienamente retribuiti e che probabilmente quell’integrazione al
reddito da assegno d’invalidità che si riesce ad ottenere con lavori di adeguato impegno e di bassa retribuzione , quasi esclusivamente
in cooperative sociali e associazioni, servono proprio a rendere dignità alla
sua vita, servono alla possibilità di
sovrapporre la propria crescita sociale a quella di chiunque altro.
Invece ora no: i disabili o lavorano sul serio e si fanno pagare uno stipendio
che sia degno di questo nome o si prendono il loro misero assegno sociale di
287 euro mensili.
Vivranno solo con quello e con il mitologico reddito di
cittadinanza, mai più pensare ad integrazioni nel mondo del lavoro.
A cosa serve un Ministero delle Disabilità se passa questo principio?
A cosa serve, se non detta l’indirizzo politico che afferma la sua
rappresentanza nel paese?
A me pare che il detto del Summa Lex Summa Iniuria sia stato superato
dall’assurdità di questo teorema legale, avverso a qualsiasi principio di
integrazione che deve essere invece il faro che illumina il percorso di
evoluzione dell’umanità intesa come “specie sociale”.
Le chiedo ufficialmente di invitarmi a discutere con Lei e ad unire tutte le
associazioni che si occupano di disabilità ed i sindacati del lavoro nel farsi
carico di risolvere subito e con fermezza questa inaccettabile interpretazione
della condizione delle persone disabili nel mondo del lavoro.
Non abbiamo bisogno di divisioni e di isolamento più di quanto non lo si vive
oggi. Abbiamo necessità invece di sentire che la nostra battaglia per
l’integrazione non sia una battaglia ma
una causa di pace, non un conflitto tra insensibilità diffuse.
Attendo fiducioso un suo gentile riscontro.
Il
Segretario Nazionale
F.A.I.L.C. –
CONF.A.I.L.
Giovanni
Chiarato
Ancora una volta il grande lavoro della Failc -Confail in Abruzzo e
dalla Segreteria Nazionale guidata da Gianni Chiarato ha portato
l’ennesimo storico risultato .Per la prima volta nella sua storia la
Failc-Confail elegge un RSU presso lo stabilimento dell’Alfasigma di
Alanno (PE).Soddisfatto il Segretario Nazionale Gianni Chiarato commenta
così l’incredibile risultato:’’ Ancora una volta il lavoro di tutti gli
iscritti Failc-Confail è stato ripagato. Failc-Confail continua a
crescere su tutto il territorio nazionale a dimostrazione del fatto che
ormai siamo diventati una realtà sindacale di primo piano pur mantenendo
la nostra autonomia. Faccio i miei complimenti a tutto il team di
Pescara per questo ennesimo successo sicuro che sapranno rappresentare
al meglio le esigenze dei lavoratori “.
Lunedì 28 giugno 2021 – “Giungerete alla fermata di Matera Serra
Rifusa, il cui terminal intermodale inaugurato nel Gennaio del 2019
risulta essere una infrastruttura poco utilizzata e mai entrata
realmente a regime; transitando poi dalla Stazione di Matera Villa
Longo, giungerete alla nuova Stazione di Matera Centrale, imponente
infrastruttura progettata dall’Architetto Boeri, che riteniamo essere un
non luogo espropriato della sua vera funzione: quella di stazione
ferroviaria.
Basti pensare che tutte le attività di informazione o assistenza all’utenza, anziché svolte da
personale
qualificato FAL, vengono gestite dai dipendenti della ditta di pulizia.
Probabilmente, in circa 1 ora e 15 minuti, sarete arrivati a
destinazione. Un comune cittadino, invece, ci impiega circa 1 ora e 50
minuti”.
E’ la parte iniziale della missiva mandata da Usb Puglia, Usb
Basilicata e Faisa-CONFAIL Basilicata ai rappresentanti dei Paesi che
il 29 giugno parteciperanno al G20 di Matera.
I sindacati intendono segnalare le grandi contraddizioni di un sistema ferroviario che “ovviamente” si prepara a mostrare il lato buono e nasconde la polvere sotto il tappeto.
Il 29 Giugno i componenti del G20 si serviranno di un treno delle FAL per recarsi da Bari a Matera.
Mentre l’utenza si servirà degli autobus sostitutivi che recentemente presentavano problemi agli impianti di aria condizionata, i Ministri saliranno a bordo del treno da Bari Scalo, stazione normalmente interdetta al servizio viaggiatori.
La
lettera prosegue così: “Se poi prendiamo sotto esame la restante parte
delle tratte ferroviarie lucane, e più precisamente quelle che collegano
la regione Puglia con la Città di Potenza, ci troveremo di fronte ad
uno scenario a nostro avviso ancora più drammatico: le tratte ferroviarie interrotte,
come la San Nicola – Avigliano Scalo chiusa da 8 anni, oppure in
esercizio ma isolate dalla restante rete ferroviaria FAL, come la linea
San Nicola – Genzano, sono solo parte di quell’insieme di criticità
oramai sistemiche e radicate che costringono l’utenza ad
affrontare un viaggio di oltre 4 ore, con 3 cambi e 4 mezzi diversi (2
autobus e 2 treni), per percorrere i 150 km circa di linea che dividono
Bari da Potenza.
Con la presente abbiamo voluto mostrarvi una realtà differente, vissuta da un’altra prospettiva: quella dell’utenza!
Un’utenza
ormai rassegnata, succube dei continui disservizi e che – conclude la
lettera – gradualmente si sta disaffezionando all’utilizzo del
trasporto pubblico. Tutta una serie di criticità che inducono noi
organizzazioni sindacali a mettere in discussione le reali
capacità dell’attuale management e per la cui risoluzione auspichiamo
una reale riforma degli attuali assetti gestionali delle Ferrovie
Appulo- Lucane.”
Con il nuovo decreto” sostegni bis” il governo intende mantenere il
divieto di licenziamento, attualmente previsto per i comparti
industriali e dell’edilizia, solamente per i lavoratori che dal 1 luglio
chiederanno la cassa integrazione ordinaria e non per tutti gli altri.
Il provvedimento va esclusivamente nella direzione di quanto richiesto
da Confindustria che ottiene anche la piena gratuità della CIO. Il
timore concreto che noi rappresentiamo al governo Draghi è che un numero
molto elevato di lavoratori, ampiamente superiore ai 500.000, perderà
il proprio lavoro. La ripresa del settore manufatturiero italiano non è
tale da scongiurare questa possibilità, che possiamo affermare come
reale e prevedibile. Unitamente ad altre sigle sindacali chiediamo al
governo di rivedere immediatamente le sue stime in modo che si possa
prorogare al 31 ottobre prossimo il divieto dei licenziamenti, che ha
rappresentato un alto grado di civiltà sociale e del lavoro di tutta la
nazione in un periodo di difficoltà grave e che non è ancora superato.
Le realtà dei territori sono molto diversificate e non omogenee e non si
può affidare la sorte della vita dei lavoratori ad un mero calcolo
statistico che non tiene conto del tessuto produttivo dell’intero paese.
Avere figli e figliastri non può essere la valutazione di un buon
governo e non deve essere un discrimine tollerabile . Noi riteniamo sia
profondamente ingiusto generare una frattura sociale che colpirà
soprattutto nelle aree produttive meno forti e che sono ancora in attesa
delle ricadute positive di questa debole ripresa del lavoro tutta da
consolidarsi.
Latina, 18/06/2021
Il segretario Nazionale
F.A.I.L.C. – CONF.A.I.L.
Giovanni Chiarato